IL MIO MODO DI FARE PSICOTERAPIA :
"La Terapia del Cambiamento, Fluire nel Cambiamento come Terapeuta e come Persona"
-LE FASI DEL PROCESSO DI CAMBIAMENTO-
Quando la persona decide di contattarmi ha già attraversato più e più volte tante delle fasi di un processo interno, un tentativo di autoguarigione e di riemersione dalla fase di crisi. Che cosa può essere successo? Le emozioni sono dei movimenti interiori che ci allontanano da uno stato di quiete in un modo fisiologico perché come ho ripetuto molte volte non è possibile finché si è in vita essere in un equilibrio statico. Ci sono emozioni che ci portano ad una rottura dell’equilibrio interno e ci spingono all’esterno (rabbia ansia e stati di euforia ) le chiamo emozioni esplosive e invece ci sono delle emozioni che ci spingono vero l’interno (implosive) tristezza, solitudine, introversione. nello stato emotivo che stiamo provando c’è già un messaggio e una richiesta che la nostra psiche ci sta facendo per riorganizzare il nostro cambiamento
Molti stati emotivi invece noi li interpretiamo negativamente (rabbia, tristezza ecc). Non esistono invece delle emozioni negative ma degli stati interni che ci fanno da segnaletica così come in un disturbo fisico ad esempio il bruciore gastrico può indicare uno stato di gastrite.
Quindi la prima fase è quella dell’auto-ascolto e dell’ascolto per arrivare al riconoscimento.
Questo libro è nato anche come spunto per l’autoriflessione. La psicoterapia del con-tatto che trasforma e del cambiamento parte sempre dal contattarsi che significa toccare con delicatezza aree della propria anima ferite. Fermatevi in questo momento è facendo un bel respiro potere chiedervi.. come mi sento in questo momento , in quali punti del corpo con quali sensazioni? Quali eventi tendono a ripetersi nella mia vita e da quali pensieri sono accompagnati? Immaginiamo di portare questo momento di ascolto in uno spazio vuoto. Affidiamo queste riflessioni al nostro respiro immaginando di respirarci attraverso. Se la nostra mente tende a divagare o a cercare spiegazioni razionali riportiamola in quello spazio.
Quando ci contattiamo iniziamo ad avvertire la qualità delle emozioni. La tristezza è fredda, dentro, scura. Emozioni come ansia e rabbia, calde in movimento. La tristezza ci spinge a stare dentro e a fare i conti con il vuoto per potere poi rinnovamento nella nostra vita. Facciamola accomodare.
Gli stati di tristezza, chiusura e isolamento sono stati implosivi che ci portano a stare con il dentro e a rifiutare tutto ciò che è fuori. Spesso nascono proprio da una ferita collegata al rifiuto o all’abbandono che ci hanno costretto a stare da soli e a contare sulle nostre forze e ci riproducono questo stesso stato per imparare a stare con la nostra interiorità, con il vuoto, senza colmarlo perché il vuoto può riempirsi solo del vuoto stesso ma più che altro per attivare delle nuove risorse, per fare sorgere e sciupare una nuova parte del nostro essere e del nostro stare in relazione. Iniziamo a dare il benvenuto a queste sensazioni sospendere il giudizio e quando vediamo ripresentarsi uno stato di apatia, tristezza o abbattimento nella nostra vita chiediamoci quale parte di noi rifiutiamo, quale aspetto abbiamo abbandonato, quale talento non abbiamo sviluppato. Possiamo andare nel nostro spazio di tristezza immaginando di piantare un seme. Perché la tristezza a differenza di quello che pensiamo non è mai uno stato sterile, ed inutile ma produttivo perché dentro quando siamo tristi, siamo in un bozzolo dove si sta sviluppando qualcosa.. come il bruco che si prepara a diventare una bellissima farfalla. Allora fermiamoci e capovolgiamo il nostro sguardo, cambiando il nostro punto di vista. Sono triste, spento, giù perché sto facendo i conti con ciò che ho perso e con ciò che voglio trovare.
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Cos'è la Mindfulness
Il termine Mindfulness è la traduzione in inglese della parola "Sati” in lingua Pali, che significa "attenzione consapevole” o "attenzione nuda”.
Secondo la definizione di Jon Kabat-Zinn, Mindfulness significa "porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante”
si tratta cioè di dirigere volontariamente la propria attenzione a quello che accade nel proprio corpo e intorno a sé, momento per momento, ascoltando più accuratamente la propria esperienza, e osservandola per quello che è, senza valutarla o criticarla.
La pratica di questo particolare "atteggiamento della mente”, che possiamo definire anche "consapevolezza”, deriva dal buddismo . L’utilizzo, da parte della medicina occidentale, di Mindfulness per la promozione della salute è invece un’acquisizione relativamente recente, iniziata negli anni ’70 negli Stati Uniti (v protocolli Mindfulness Based Stress Reduction=MBSR).
Benchè l’origine della pratica mindfulness derivi dal pensiero buddista, non è necessario abbracciare la religione buddista per praticare lo sviluppo della consapevolezza. Essa è infatti una forma di meditazione non concettuale universalmente accessibile e non dipende da alcun sistema di credenze, né da alcuna ideologia.
Ma in cosa consiste praticamente Mindfulness?
Mindfulness è, nella pratica, una forma di meditazione, pertanto richiede tempo, energia, determinazione, fermezza e disciplina. Dal punto di vista dei processi mentali essa si sostanzia nel prestare, nel momento presente, attenzione a quattro elementi: il proprio corpo, le proprie percezioni sensoriali (fisiologiche, fisiche e psichiche), le formazioni mentali (ad es. la rabbia, il dolore o la compassione) e gli oggetti della mente (ogni formazione mentale ha un oggetto, si è arrabbiati con qualcuno e per qualcosa ecc…). L’osservazione di questi elementi della propria esperienza soggettiva avviene in uno stato di autentica calma non reattiva, nel quale si accetta ciò che viene osservato per quello che è, consentendo ai cambiamenti di avvenire naturalmente, senza ostacolarli né promuoverli ed evitando la solita resistenza o il solito giudizio che causano ulteriore sofferenza.
Alcune pratiche di mindfulness
La meditazione del respiro
Il modo più efficace per cominciare a prestare questo tipo di attenzione è quello di osservare il proprio respiro, concentrandosi su di esso e rimanendo in osservazione di quello che accade mentre lo facciamo. Indipendentemente dalle regioni corporee in cui si contestualizza il respiro, il compito mentale richiesto dalla mindfulness è quello di cercare e mantenere l’intensa consapevolezza delle sensazioni che accompagnano il respiro in quel particolare punto del corpo (narici, petto o pancia), momento dopo momento.
Quando, inevitabilmente, la mente tenderà ad allontanarsi dal qui e ora per focalizzarsi su pensieri lontani, nello spazio e nel tempo, mindfulness prevede che quei pensieri non vengano giudicati né inseguiti, ma che l’attenzione venga gentilmente riportata sul respiro.
In questo modo, si allena la mente ad essere più stabile e meno reattiva, e nello stesso tempo si impara ad accettare e coltivare ogni istante così come viene, accrescendo la propria capacità naturale di concentrazione
Non possiamo non pensare ma possiamo scegliere di togliere potere ai nostri pensieri.
Come? Diventando osservatori della nostra mente come quando viaggiamo in treno e guardiamo fuori dal finestrino il paesaggio che ci circonda, passa e va...
Tratto dalla mia guida " Spunti pratici per la mindfulness del quotidiano".
Devo dire che ho iniziato a scrivere nei momenti peggiori della mia vita: dopo la fine di una relazione o la delusione provate nel vedere un progetto nel quale avevo creduto o un'amicizia importante terminare
Ma proprio in questi momenti mi sono sentita più ispirata e in contatto con le mie emozioni profonde anche se di sofferenza In questi momenti mi sono chiesta che cosa ci può aiutare a risalire quando ci sentiamo perduti e sfiduciati ed ho recuperato storie di vita dai pazienti che avevo seguito e memorie hanno iniziato a dare forma alla mia visione..
1. Abbiamo bisogno di andare in crisi per essere disposti al cambiamento!
2. La crisi ci costringe a incontrare le parti di noi che sentiamo fallimentari e smarrite, e questo ci consente di conoscerci e di sviluppare un nuovo rapporto con noi stessi meno rigido e piu in contatto e in consapevolezza!
3. La Crisi non è mai "una sfiga" bensi una sfida che possiamo trasformare in una grande opportunità per conoscerci e sviluppare talenti e risorse!!!